Maradona e Matthaus, 1990

Mondiali 2014: la finale

Ormai il conto alla rovescia sta finendo, l’attesissima Finale del Maracanà è alle porte: non stiamo parlando di una partita, questa è “La Partita”.

Se la giocheranno Germania e Argentina, non a caso le due squadre che più volte si sono scontrate nell’ultimo match di un Mondiale.

Maradona e Matthaus, 1990

Da una parte la “Mannschaft”, una squadra studiata e costruita per vincere, risultato di un progresso tecnico che è partito dalle fondamenta e che ha impiegato anni per rasentare quella che pare essere la perfezione. Un ideale di calcio moderno che è andato di pari passo con l’avanzare della Germania anche a livello politico/economico. In sostanza, niente di più di un esempio da seguire ed imitare.

Al timone Joachim Löw, il quale si vede a disposizione una rosa completa, che strabocca di talento in tutti i reparti, ma che ha saputo essere anche un gruppo unito e coeso, che non ha mai lasciato spazio a polemiche o a cadute di stile: che si permette di lasciare spesso fuori un senatore come Miroslav Klose, che sopperisce all’assenza di Reus e a un inizio di torneo in non perfette condizioni fisiche da parte di Schweinsteiger, il tutto senza che la squadra ne risenta nè a livello psicologico, nè tecnico. Avete bisogno di una prova tangente di quello che avete appena letto? Molto semplice: Vi basterà guardare la semifinale Brasile – Germania.

Klose e Romero

Dall’altra parte, in sostanza, c’è Lionel Messi: il giocatore più forte del Mondo, di ora e forse, di sempre. Non solo un attaccante che può vincere le partite da solo, ma un ragazzo in grado di spostare totalmente gli equilibri dalla sua parte, di elevare all’ennesima potenza il tasso tecnico della squadra in cui gioca… In poche parole, qualcosa più che un “fuoriclasse”. L’Argentina sarà tutta sulle sue spalle, anche perchè Higuaìn, dopo la bella “parentesi Belgio”, si è spento, “El Kun” Agüero è a dir poco spaesato e Di Maria non sembra ancora sulla via del recupero.

Un plauso, comunque, va al C.T. Sabella, che è sempre riuscito a gestire e risolvere i problemi della squadra, e nel difficile compito di blindare una difesa che alla vigilia del torneo sembrava che dovesse “fare acqua” da tutte le parti. In effetti non è stato così, a costo di abbassare ancora di più Mascherano sulla linea arretrata, perchè è vero che alla fine, la cosa più importante è non subire gol… Anche perchè, se in attacco hai dei fenomeni, prima o poi sai che l’occasione giusta capita. Il tutto corredato da un Romero che, da riserva di Danijel Subašić nel Monaco, diventa un portiere affidabile, impeccabile, l’estremo difensore che è sempre mancato all’ “Albiceleste”.

Due sistemi di gioco diversi, due modi di vedere il calcio diversi… Identico l’obiettivo: portare a casa la Coppa del Mondo.