Promuovere il made in Italy nel mondo del calcio?

Questo articolo è scritto da un lettore del blog che vorrebbe aprire un dibattito sui marchi sportivi italiani

L’Italia è un paese sportivo, questo è risaputo. E l’Italia è un paese che lo sport lo veste.

Concentriamoci nel mondo del calcio.
Numerose sono le aziende che in tutto il territorio italiano producono capi d’abbigliamento calcistico. Alcune di queste lavorano solo su base locale, altre in un contesto nazionale e oltre. Certo è che forse dalle imprese italiane ci si sarebbe aspettato di più a livello internazionale.

Le produzioni di maglie dei più prestigiosi club del globo sono targate Nike, Adidas, Puma e altre. Quello che sembra strano è che nei primissimi posti manca un’italiana. Non siamo forse la patria del calcio e della moda? Un binomio che da noi stenta a decollare.

Notizie recenti ci parlano di governi che cercano di salvaguardare  i prodotti italiani ed esportare il “made in Italy” all’estero. E allora, senza scomodare chi ci governa, non sarebbe il caso di ampliarci anche in questo settore?
Per capire bene di cosa sto parlando ecco un resoconto che fotografa la situazione attuale.

SERIE A

  • 15 squadre hanno come sponsor tecnico un’azienda italiana (Erreà – Macron – Legea – Givova – Lotto – Kappa)
  • 5 squadre hanno come sponsor tecnico un’azienda straniera (Asics – Nike – Puma – Adidas)

BUNDESLIGA

  • 2 squadre hanno come sponsor tecnico un’azienda italiana (Kappa – Lotto)

PREMIER LEAGUE

  • 1 squadra ha come sponsor tecnico un’azienda italiana (Erreà)

LIGA

  • 4 squadre hanno come sponsor tecnico un’azienda italiana (Diadora – Lotto – Kappa – Legea)

NAZIONALI EUROPEE

  • 4 squadre hanno come sponsor tecnico un’azienda Italiana (Malta/Diadora – Montenegro/Legea – Bosnia/Legea – Islanda/Erreà)

Ora, quello che risalta agli occhi in modo immediato da queste statistiche è il fatto che, escludendo la nostra serie A, nei campionati europei la presenza di marche italiane è davvero esigua. Se poi si va a guardare quali squadre adottano il made in Italy, si capisce che non si parla di club appartenenti alle fasce più importanti. Nike e Adidas la fanno da padrona, difficile invadere il loro palcoscenico per stile e tecnologie. Forse le nostre squadre “big” dovrebbero appoggiare la causa del “prodotto italiano”, ma il marketing chiama. E dunque?
Difficile equilibrare le due cose.

Tra le nazionali europee (e non solo) la musica non cambia. Legea, Diadora ed Erreà vestono paesi come Malta, Montenegro e Islanda, non certo delle finaliste mondiali. Qui, di sicuro, si potrebbe aprire un ampio argomento sulla nostra di Nazionale.
La FIGC attualmente veste gli atleti con divise tedesche, firmate Puma. Ci si aspetterebbe che la Federazione fosse la prima a far si che il made in Italy si sviluppi. Eppure non è così.
Giusta o sbagliata questa scelta, per ora, non sembra essere messa in discussione.

Si spera che quest’inchiesta possa essere spunto di riflessioni, affinchè si capisca se privilegiare il marketing internazionale significa, in un certo senso, indebolire la nostra economia. Perchè, senza tanti fronzoli, se le migliori squadre europee vestissero italiano, gli introiti sarebbero nettamente maggiori.

Scritto da Emanuele C. per Passionemaglie.it